Comincio dicendo che il disco parte effettivamente dalla traccia 2 visto che “Phoner to Arizona” è a tutti gli effetti solo un insieme di effetti!!
Boh! Forse doveva rappresentare un intro o…qualche altra cosa di sensato, …ma ..non è cosi, e risulta alquanto noiofastidiosa.
Dunque dalla seconda Revolving doors comincio a farmi ammaliare da un sound dondolante e ben strutturato, ( marchio di Albarn ) che per degli attimi mi ricorda perfino i Depeche Mode, e che mi introduce a quello che dovrebbe essere un disco-intercapedine, nato cioè on the road tra una data e l’altra dell’ultimo tour , e successivamente “sistemato” ed abbellito con featuring d’eccezione ( Mick Jones ex Clash tra gli altri ) ed una bella pulita.
Il disco fai-da-te ( le tracce iniziale sono state registrate su un i-pod ) di Mr Albarn viaggia su onde elettriche e voci narcotiche, regalando momenti piacevoli e spunti geniali tipiche del signor Gorillaz,
Davvero degni di nota i morbidi volteggi psichedelici, e le arrampicate elettroniche mai scontate.
Si potrebbe ancora dire molto, disquisendo su influenze, stili , follie (l’Outro “Seattle Yodel” che chiude il disco) e “remembrance”, potremmo dire tutto e il contrario di tutto, ma non potremmo mai dire che si tratta di un disco banale.
Tracce consigliate : Revolving doors , Hillbilly Man , Shytown, Bobby in Phoenix( cantata da Bobby Womack)
ANTO
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